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Le InfoOps cinesi sfruttano l’AI per diffondere narrative anti-USA

17 Gennaio 2024

Il governo cinese è considerato uno dei principali promotori di campagne di influenza via social media orchestrate in chiave miratamente anti-USA. Grazie all’uso dell’AI, Pechino ha recentemente restituito vigore a una delle sue più vaste e persistenti InfoOps, chiamata Dragonbridge, e ne ha attivata una nuova e più mirata che è stata ribattezzata Shadow Play.

Dragonbridge, nota anche come Spamouflage, è attiva almeno dal 2019 e, nel corso degli anni, ha sfruttato tutte le tematiche che hanno animato il dibattito pubblico globale, come la pandemia da Covid-19, la questione Taiwan e il conflitto in Ucraina. A metà del 2022 aveva cavalcato il tema dei metalli e delle terre rare con l’obiettivo di screditare le maggiori compagnie attive in questo settore, che stavano ampliando e intensificando le proprie attività. Alla fine dello stesso anno ha cercato di influenzare la campagna elettorale americana.

Dal punto di vista operativo, Dragonbridge si basa su un network di migliaia di profili non autentici, attivati su oltre cinquanta fra social media, piattaforme digitali, siti internet e forum di settore, che vengono gestiti da operatori dispersi in tutta la Cina. Gli operatori sembrano utilizzare accessi internet centralizzati e gestiscono contenuti provenienti da una medesima origine. Ma il modus operandi della campagna subisce costanti mutamenti,a seconda dei contesti e delle necessità.

Tra la fine del 2022 e la metà del 2023, l’InfoOp è stata oggetto di takedown da parte di diverse piattaforme. Google ha smantellato una rete di 50.000 account su YouTube, Blogger e AdSense, mentre Meta ha disattivato una rete di diverse migliaia di account e pagine. Tuttavia, già a metà 2023, sembra aver recuperato nuove forze, anche grazie all’attivazione di nuovi account, una parte dei quali è basata sull’AI.

Lo scorso agosto è stata tracciata una rete di circa 2.000 account riconducibili a Dragonbridge che hanno pubblicato più di 15.000 post in inglese, francese e mandarino su X, Facebook e YouTube, prendendo di mira almeno 50 parlamentari canadesi, tra i quali anche il primo ministro Justin Trudeau e il leader dell’opposizione. La campagna comprendeva inoltre video deepfake, modificati dall’AI, che fingono di essere interventi contro il Canada realizzati da Liu Xin, un vlogger politico di origine cinese che risiede nel Paese nordamericano.

Con l’avvio della guerra tra Hamas e Israele, è stata rilevata una nuova ondata di Dragonbridge, veicolata su Facebook, YouTube e, con particolare intensità, su X. Le narrazioni emerse fra ottobre e novembre 2023 riguardano, in alcuni casi, l’accusa agli USA di stare istigando volontariamente il conflitto a Gaza per i propri profitti e scopi politici. Tale narrativa ricalca gli schemi già usati riguardo al conflitto russo-ucraino. Alcuni profili, inoltre, hanno incolpato l’America di essere complice delle azioni di Israele, se non addirittura la diretta responsabile. Questa complicità sarebbe motivata, secondo la narrativa filocinese, dall’affievolimento dell’egemonia statunitense e dal conseguente tentativo di Washington di preservare il proprio status attraverso il coinvolgimento diretto nei conflitti mondiali.

Quanto alla più recente InofoOp, Shadow Play è stata scoperta solo a dicembre 2023 dall’Australian Strategic Policy Institute. Il suo obiettivo sembrerebbe quello di influenzare le opinioni di diverse audience anglofone, cambiando la percezione del ruolo dei rispettivi Paesi negli ambiti della politica internazionale, dell’economia globale e della competizione tecnologica strategica.

Dal punto di vista operativo, Shadow Play si articola in almeno trenta canali YouTube che hanno prodotto in modo coordinato più di 4.500 video, utilizzando entità e voci fuori campo generate dall’AI. Lo sforzo cinese ha, in questo caso, un doppio intento. Da un lato, vincere la guerra tecnologica con gli Stati Uniti, nonostante le sanzioni americane nei confronti del Paese, per esempio attraverso la promozione di compagnie locali (Huawei) in contrasto con prodotti made in USA (Apple). Dall’altro, dipingere gli Stati Uniti come una ex potenza sull’orlo del collasso e presentare la Russia e la Cina come unici attori vincenti nell’arena geopolitica globale.