Conflitto Israele-Hamas: campagne hacktiviste e campagne di disinformazione
01 Novembre 2023Il conflitto cinetico tra Hamas e Israele è stato costellato, sin dal suo avvio, da massicce campagne hacktiviste e operazioni di disinformazione. La complessità degli equilibri geopolitici globali sollecitati dalla guerra si riverbera nel quadrante cibernetico producendo una serie di dinamiche molto articolate, e talvolta contraddittorie, i cui contorni si vanno delineando progressivamente col passare dei giorni.
Mysterious Team Bangladesh e gli attacchi DDoS contro l’Italia
Decine di gruppi hacktivisti di diversa nazionalità, noti ed emergenti, schierati sui due opposti fronti, stanno pubblicando quotidianamente sui propri canali social rivendicazioni di attacchi DDoS, defacement e data breach, accompagnate da messaggi di incitamento a partecipare a varie campagne contro singoli Stati o gruppi specifici di Paesi.
Poco più di una settimana fa, il team Ghosts of Palestine ha lanciato l’iniziativa di un attacco contro Paesi occidentali i cui Governi avevano dichiarato il sostegno ad Israele. Nella lista di potenziali target, contraddistinti da una serie di hashtag #Op, erano presenti Italia, Canada, Israele, India, Francia, Ucraina e Giappone. A distanza di poche ore, il gruppo Mysterious Team Bangladesh ha rilanciato l’hashtag #OpItaly e ha iniziato a pubblicare rivendicazioni di attacchi DDoS contro target italiani.
Le realtà finite nel mirino di questo avversario comprendono il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, AgID, Banca d’Italia, Mediobanca, Crédit Agricole, il CNR, l’agenzia di stampa Inter Press Service, il Comune dell’Aquila e l’Aeronautica Militare. Inoltre, si è registrata una particolare insistenza sul settore del trasporto aereo civile, con rivendicazioni contro le compagnie aeree come AeroItalia e Cargolux Italia e numerosi aeroporti, fra cui quelli di Aosta, Bari, Bolzano, Catania, Firenze, Milano-Malpensa, Napoli, Palermo e Venezia. Mysterious Team Bangladesh, che ha dichiarato la propria appartenenza al collettivo Anonymous, è stato fondato presumibilmente nel 2020 ed è entrato in una fase di intensa attività solo nel 2022. Le offensive del gruppo si concretizzano soprattutto in DDoS e defacement, ma sembra che in alcuni casi sia stato in grado di accedere a server web e pannelli amministrativi, presumibilmente utilizzando exploit per vulnerabilità note. In passato, si è rivolto prevalentemente contro India e Israele, dove ha colpito organizzazioni dei settori governativo, finanziario e della logistica.
Oltre a Mysterious Team Bangladesh, negli ultimi giorni, anche l’avversario Team Insane Pakistan ha iniziato a mirare contro il nostro Paese, rivendicando offensive contro il portale dell’Esercito Italiano come ritorsione al sostegno dimostrato dal Governo Meloni nei confronti di Israele.
Infosfera: ondate di disinformazione e le sospette lacune della piattaforma X
Massicce campagne di disinformazione, lanciate già dal weekend del 7 ottobre, hanno inondato i social network di contenuti fraudolenti e notizie artefatte sugli attacchi militari e sulle posizioni che i Governi di tutto il mondo avrebbero assunto riguardo alla guerra.
Fra le prime ad essere tracciate, a poche ore dalla notizia del primo attacco di Hamas contro Israele, una rete composta da decine di account X (Twitter) ha iniziato a postare tweet in modo apparentemente coordinato. I video diffusi da questi profili contengono clip di alcune figure apicali russe, come il Ministro degli Esteri Lavrov e lo stesso Presidente Putin. I video, risalenti allo scorso gennaio, presentano anacronistiche didascalie in inglese che attribuiscono a queste personalità minacce nei confronti degli Stati Uniti e sostegno per la Palestina. Non è ancora chiaro se gli account siano stati creati appositamente con l’obbiettivo di diffondere disinformazione o se siano stati compromessi a tale scopo. In seguito, X è stato inondato da narrative fraudolente, supportate da contenuti estrapolati dal loro contesto originario, come foto fake di combattimenti, vecchi video della Siria ricontestualizzati come attuali e ambientati a Gaza e filmati di videogiochi di guerra spacciati come video dell’attacco di Hamas.
La diffusione lampo di queste campagne di disinformazione, la cui prima ondata non sarebbe stata segnalata con tempestività dal team di sicurezza di X, sembra essere una conseguenza diretta del nuovo business model di Musk, che permette a qualsiasi utente pagante di ottenere una particolare diffusione massiva dei proprio post. Inoltre, il recente licenziamento di membri dei team che si occupano di “trust and safety”, responsabili della revisione di contenuti fake e del controllo della diffusione di disinformazione sulla piattaforma, avrebbe peggiorato la situazione. Musk è stato criticato anche per aver raccomandato agli utenti della piattaforma, tramite un tweet che è stato poi rimosso, di seguire lo sviluppo del conflitto in tempo reale attraverso due specifici account (@WarMonitors e @sentdefender), i quali sono noti per aver in passato rilanciato false informazioni e messaggi antisemiti.
Vista la gravità del problema, l’Unione Europea è intervenuta e ha intimato a Musk di adottare misure di mitigazione proporzionate ed efficaci per affrontare i rischi per la pubblica sicurezza derivanti dalla disinformazione. In seguito a tale ingiunzione, X ha eliminato centinaia di account presumibilmente affiliati ad Hamas e ha rimosso o etichettato come falsi decine di migliaia di contenuti rilasciati dopo l’attacco del 7 ottobre.
Sempre sulla piattaforma X, sono stati identificati account apparentemente coordinati che starebbero sostenendo una controversa campagna nella quale vengono diffusi contenuti falsi e divisivi, indifferentemente, a sostegno di Israele e della Palestina. Gli account, basati presumibilmente in India, hanno promosso notizie non verificate e video fuorvianti tramite tweet, spesso pubblicati in rapide sequenze temporali, composti da frasi identiche, ma hashtag diversi, al fine di raggiungere un pubblico più ampio. Si ipotizza che gli account responsabili di questa confusionaria campagna siano perlopiù bot, già attivi in passato su altre tematiche, ora indirizzati sulle tematiche del conflitto fra Hamas e Israele.
In aggiunta, diversi account hanno pubblicato in successione contenuti riguardanti il sostegno dell’India nei confronti di Israele, attraverso frasi identiche copiate e incollate e accompagnate da hashtag simili. Alcuni profili indiani erano già stati identificati nei giorni scorsi per la diffusione di disinformazione attraverso video falsi e fuori contesto e commenti islamofobici e antipalestinesi.
Parallelamente a queste attività, sui social media, sono state tracciate campagne di influenza presumibilmente condotte da operatori di matrice governativa che sfruttano la difficile situazione dei civili in Israele e Gaza per portare avanti agende geopolitiche nazionali, attraverso la diffusione di contenuti violenti, informazioni fake e non verificate e una retorica emotivamente carica.
Tra i Paesi che possono trarre vantaggio da tali InfoOps spiccano l’Iran, la Russia e la Cina. Account contigui al Governo di Teheran hanno glorificato l’attacco di Hamas come colpo strategico contro Israele e hanno accusato gli Stati Uniti di essere complici dei crimini di guerra compiuti contro i palestinesi. Utenti legati al Governo di Mosca hanno strumentalizzato il conflitto a supporto dell’agenda geopolitica della Russia e della sua narrativa antioccidentale e antiucraina. Account diplomatici e media statali hanno incolpato l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, di ostacolare una potenziale soluzione politica e hanno dipinto la Russia come un Paese che contribuisce alla pace in Medio Oriente e che lotta per una soluzione pacifica al conflitto e per la creazione di uno Stato palestinese. Infine, media statali della Cina hanno accusato direttamente gli Stati Uniti di alimentare la guerra per cercare un vantaggio economico attraverso l’uso di meme e post sui social. La situazione a Gaza è stata sfruttata da giornalisti e politici cinesi, soprattutto su X, come occasione per lanciare accuse di ipocrisia ai politici occidentali e parole veementi sulla risposta militare israeliana all’attacco di Hamas.